martedì 9 dicembre 2008

040 VAGAMONDO




Autore: Stenio Solinas Editore: Edizioni Settecolori Pag: 532


Vagamondo sta a indicare il piacere di viaggiare e il gusto del raccontare, gli intrecci fra la storia e la memoria. E, naturalmente, gli incontri, gli scontri e i confronti che da tutto questo derivano. Personalissimo diario intelletuale, ciò che lo guida è un'idea di eccentricità e/o di diversità rispetto a quanto ci circonda. Che si tratti dell'ultima colonia del XX secolo, Gibilterra, del medioevo meccanizzato che ha in Afghanistan il suo luogo deputato, della sterminata spiaggia di Alang, nel Gujarat, dove l'India demolisce e ricostruisce se stessa, dell'irrisolta e irrisolvibile questione curda o dei tristi tropici cubani, è sempre questo elemento di unicità a farla da padrone. Allo stesso modo, in una dimensione più intima e più privata, il rapporto fra il paesaggio e chi in qualche modo ha finito con l'incarnarlo, permette la costruzione di una particolare geografia sentimentale: il Kenia di Bror e Karen Bilxen, la pampa del guacho Guiraldes, l'Irlanda dolce e disperata di James Joyce e di Bobby Sands, la Fiume dannunziana, la casa-museo che john Soane eresse a propria immagine e somiglianza....Corollario a questo sentimento dei luoghi e del tempo sono i ritratti di chi accese la fiamma dell'interesse e dell'emulazione. Scrittori- viaggiatori come de Monfreid e Burton, romanzieri come Hemingway e Gary, avventurieri come il colonnello Lawrence, intellettuali inquieti come Koestler. Del loro percorso l'autore isola i momenti particolari che segnarono un cambiamento nel modo di essere. la fine di un'amicizia, la nascita di un amore, la scoperta o l'abiura di una fede politica...Infine, Vagamondo è anche un resoconto, nel XXI secolo, di ciò che ancora ieri, "quando viaggiare era un piacere", teneva banco: una certa idea di bellezza, una certa idea di stile, lo snobismo e il dandismo con tutto il loro corredo romantico, ma anche triviale. che si tratti della "divina" Greta Garbo, del principe degli esteti "Beau" Brummell, del principe dei poeti George Byron, o dell'attimo fuggente colto dal genio fotografico di un Lartigue, è l'omaggio malinconico e commosso a un "come eravamo" che non tornerà più.

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